Un archivio dei Discorsi su ArcheoFOSS al 5 marzo 2019.

La fine dell’archeologia in Italia

Saverio.g
2016-01-24T01:44:58.635Z

Segnalo, per chi se lo fosse perso, l’acuta analisi di @steko a proposito delle recenti novità nel settore dei Beni Culturali, che sembrano inserirsi all’interno di una ben precisa strategia politica.

Personalmente, ho avuto deludenti discussioni con diversi professionisti che intravedono nelle recenti normative un’attenzione verso la materia ed una volontà di snellimento della burocrazia al fine di migliorare procedure di tutela e valorizzazione. Giuro che non erano ubriachi.

http://steko.iosa.it/2016/01/la-fine-dellarcheologia-in-italia/

PaolaLilianaB
2016-01-24T10:56:33.757Z

Puntuale, conciso e molto triste. Continuiamo ad infastidire dunque :slight_smile: coraggio!

PaolaLilianaB
2016-01-25T10:29:49.010Z

Nel frattempo ho trovato questa petizione.
A proposito, dal gruppo Abele mi hanno girato il contatto di una ragazza italiana nel board di change.org e le ho scritto per quella faccenda di Fasti Online. Volevo capire se potessero supportare con il loro staff una petizione di quel tipo, per dargli visibilità. Infatti è sempre possibile inserire una petizione, ma non avere il loro supporto specifico nel veicolarla e dargli visibilità. Se non mi risponde entro qualche giorno le riscrivo’. Per altro dovendo andare a Torino tra qualche giorno (questa ragazza vive lì) magari riesco ad incontrarla. Vi aggiorno, continuiamo a dare fastidio :slightly_smiling:

Saverio.g
2016-01-28T12:52:16.687Z

io nostro motto è Semper pungulandum!

PaolaLilianaB
2016-02-05T21:54:38.995Z

Leggo da Edilportale, che è una rivista affidabile, aggiornamenti sul nuovo Codice degli Appalti e ad un certo punto c’è questo rapido passaggio
La progettazione delle opere pubbliche (…) dovrà garantire il raggiungimento di una serie di obiettivi, come (…) la compatibilità con eventuali siti archeologici.
Quindi a me lascia ben sperare che gli articoli sull’archeologia preventiva non vengano stralciati del tutto.

AlessioPao
2016-02-18T10:36:03.027Z

Ciao a tutti,

Sono un po’ in ritardo, ma ho avuto modo di leggere l’articolo di @steko che circolava su Facebook. Sono d’accordo sullo spirito dell’articolo, ma non su alcuni punti.

La riorganizzazione non è un male in sé, e mi sembra che anche Stefano lo veda. Il problema è quando avviene e se avviene senza fondi o con il personale che non è messo in condizioni di gestirla. Credo quindi che il punto non sia la riforma (che non mi sembra male come fine), ma la carenza di investimenti nel settore dei beni culturali. Nel 2011 spendavamo la metà della media europea in rapporto al PIL per i beni culturali e fino ad ora la situazione non è migliorata (1,1% su 2,2%). Questa è la vera fine dell’archeologia in Italia e non è da oggi, purtroppo.

Sul punto del Codice degli Appalti, credo si sia preso un enorme abbaglio. Intanto la normativa fondamentale è nel Codice dei Beni Culturali, quindi anche senza nominarla nel primo, non si colpisce il resto. Poi si era cominciato a discutere e a protestare senza che venisse mostrata neanche una bozza. Ora le bozze cominciano ad uscire e sono comunque rassicuranti. Credo quindi che non dovremmo allarmarci troppo, non più di quanto lo fossimo prima almeno.

Spero di essere stato chiaro, ma lo ribadisco: non dovremmo perdere il vero punto della questione, cioè che c’è un perenne sottofinanziamento, con tentativi di riforma che invece potrebbero andare nella giusta direzione con un adeguato supporto.

PaolaLilianaB
2016-02-18T12:36:28.642Z

Ieri è uscito uno speciale del Sole 24 Ore sul nuovo Codice Appalti, che devo leggere per lavoro, quindi poi vi aggiorno se dovessero esserci particolari novità di interesse per gli archeologi.

steko
2016-02-18T13:55:59.796Z

Sul tema del codice degli appalti segnalo anche questo comunicato stampa dell’Associazione Nazionale Archeologi.

AlessioPao
2016-02-18T14:28:56.948Z

Anche in seno all’ANA ci sono diverse sensibilità a riguardo, ma mi sembra che si confermi il quadro. Certo, avere una regolamentazione di riferimento nel Codice degli Appalti sarebbe la cosa migliore, ma questo non escluderebbe le esigenze di tutela e conservazione, perché sono espresse nel Codice dei Beni Culturali. Si avrebbero dubbi sul come, che è sicuramente un punto delicato.

Sono d’accordo che in un paese con la legislazione ingarbugliata e complessa come l’Italia, specificare sia sempre meglio, quindi ben venga il mantenimento dei commi :slightly_smiling:

steko
2016-02-19T09:26:26.253Z

Partendo dal presupposto che quello che ho scritto quasi un mese fa è stato ampiamente superato dai successivi sviluppi, mi sembra che la messa a rischio dell’archeologia preventiva sia qualcosa di più di un abbaglio:

Pur con qualche prevedibile distinguo:

L’esistenza delle norme di tutela, in primis l’art. 28 del Codice, è una fattispecie molto diversa dal punto di vista normativo che ha veramente poco a che vedere con l’archeologia preventiva. Comunque staremo a vedere cosa succede.

AlessioPao
2016-02-19T11:10:44.723Z

Certo Stefano, capisco la preoccupazione e ho premesso che è una mia opinione. Non mi sembra però che prima dell’inserimento di quelle norme nel Codice degli Appalti non esistesse l’archeologia preventiva in Italia. Per questo credo che tutto vada valutato con attenzione, ma senza eccessivo allarmismo.

Sono d’accordo che il mantenimento della normativa attuale sia l’obiettivo da raggiungere.

Non posso inserire le discussioni su bacheche private di altri membri delle associazioni archeologiche, forse ne parleranno essi stessi a Tourisma. Mi è sembrato comunque più condivisibile il loro giudizio, che la prima reazione a caldo letta nella petizione. Attendo anche io ulteriori sviluppi.

PaolaLilianaB
2016-02-19T21:14:01.414Z

Cari, come promesso vi aggiorno almeno per quello che ho studiato e letto sul nuovo Codice degli Appalti.
Fino al 18 aprile di certo ci saranno ulteriori sviluppi, in ogni caso riporto qui un paio di aspetti che credo potrebbero essere di interesse per gli archeologi.
Punto primo. Si “stringerà” sulle varianti in corso d’opera. L’art. 1 comma ee della delega prevede che ogni variazione in corso d’opera, cioè successiva all’aggiudicazione e all’inizio dei lavori, debba essere adeguatamente motivata e giustificata unicamente da condizioni impreviste ed imprevedibili. Deve essere debitamente autorizzata dal RUP e l’amministrazione committente può procedere alla risoluzione del contratto quando le variazioni superino determinate soglie rispetto all’importo iniziale originale. Il RUP nel caso in cui tali varianti si rendano necessarie dovrà risponderne, tra le altre cose dimostrando la non prevedibilità al momento della redazione del progetto o della consegna lavori, esprimendosi in ordine alla prevedibilità o meno della situazione causa della variante nella fase di progettazione, valutando la completezza e l’adeguatezza di dati, accertamenti preliminari, sondaggi, studi interdisciplinari, prove, ricerche.
Io ritengo che magari si delinea la possibilità di far emergere, ora più che mai, la necessità di una maggiore apertura e di una più rapida pubblicazione dei dati archeologici custoditi negli archivi degli enti pubblici proprio come contributo ineliminabile ad una progettazione di qualità, dal momento che sono indispensabili per la più rapida implementazione di carte archeologiche (non voglio ora approfondire la questione terminologica tra carte del rischio, del potenziale etc… ci siamo capiti!) che soprattutto per le aree ad alta densità come quelle urbane possono dare un contributo in questo senso.

Inoltre per quanto riguarda in genere le imprese archeologiche, che immagino essere tutte PMI (non so, non ho mai letto dati in questo senso) le legge delega ha deciso di rafforzare la promozione e l’accesso alle procedure di gara per le piccole e medie imprese (cosa già avviata con la suddivisione degli appalti in lotti, l’ammissione delle ATI, illeggitimità dei ciriteri di selezione che fissano limiti di partecipazione connessi al fatturato aziendale…). Si impone ora il divieto di “aggregaziona artificiosa degli appalti”, per precludere la concentrazione in un unico appalto di prestazioni totalmente diverse. Ho supposto quindi, ma non me ne intendo, che potrebbero aumentare bandi per gare destinati nello specifico a Categoria OS 25.

Non so se ho scritto cose sensate, se dovessi intercettare notizie più specifiche sugli articoli 95 e 96 lo posto qui.

AlessioPao
2016-02-24T21:13:20.549Z

Segnalo che su questa pagina di Facebook danno notizia dell’aggiunta all’attuale bozza delle norme precedenti, con alcune modifiche più restrittive per i professionisti e le soprintendenze.

AlessioPao
2016-03-03T19:38:14.052Z

Oggi è stata approvata la nuova versione del Codice degli Appalti. Il sito della Conferenza delle Regioni e delle Province Autonome riporta che ha vinto la linea del MIBAC a questa pagina.