Un archivio dei Discorsi su ArcheoFOSS al 5 marzo 2019.

Fasti Online e Foia

PaolaLilianaB
2016-02-06T11:27:15.000Z

Senza dubbio conoscete la rete FOIA4Italy, che si è mossa negli ultimi anni per ottenere dal governo un Freedom of Information Act. Ora in particolare essa ha da poco lanciato una petizione per la modifica della bozza di decreto legislativo della riforma della PA entrata in Consiglio dei Ministri il mese scorso, che modifica le leggi 190/2012 e 33/2013 (e che, incredibilmente, è stata “spacciata” da organi di informazione non istituzionali!). In essa si introduce una nuova forma di accesso civico che consente ai cittadini di accedere ai dati della PA senza dichiarare alcuna motivazione o qualificazione. Sembrerebbe “grasso che cola”, ma in questo articolo comparso sul blog di Riparte il Futuro ne vengono individuati i limiti e qui sono piuttosto illustrati quelli che la rete FOIA4Italy ha individuato come 10 punti irrinunciabili senza i quali una legge sulla trasparenza non può definirsi compiutamente un Freedom for Information Act.

Foia4Italy ha perciò lanciato questa petizione su change.org:
No al Foia giocattolo: l’Italia ha bisogno di una vera libertà di accesso ai documenti (che, se non l’avete ancora fatto, vi consiglio di sostenere)

A sostegno e sulla scia di questa petizione, altre ne sono state lanciate, tutte relative all’accesso ai dati ed alla trasparenza, su proposta di associazioni e gruppi informali facenti parte della rete FOIA4Italy

  • Wired Italia, Ministro Padoan: fa’ la cosa giusta, pubblica i contratti dei derivati sul debito pubblico italiano
  • Wired Italia, Approva entro il 2015 #AddioAmianto: le cinque misure per la trasparenza sull’amianto proposte da Wired
  • Action Aid, Violenza sulle donne: chiediamo trasparenza nella gestione dei fondi!
  • Action Aid, #iomangiogiusto - Diamo una mensa giusta ai nostri bambini
  • Riparte il Futuro - Vivere in un Paese civile è possibile. Ecco le 6 riforme necessarie per contrastare la corruzione
    (questa la pagina del movimento FOIA con link a tutte le petizioni elencate sopra)

Vi ho annoiati col FOIA per un motivo di nostro specifico interesse. Ho infine avuto modo di chiacchierare con la dott.ssa Gennaro del board di change.org relativamente alla possibilità di lanciare una petizione per chiedere al MiBACT di tornare a dare un contributo a Fasti Online in ottemperanza alla L. 112/2013 che garantisce l’accesso aperto ai risultati della ricerca scientifica finanziata con fondi pubblici e dovendo quindi di conseguenza -concretizzando in azione politica un dettato normativo chiaro- sostenere un archivio digitale in rete riconosciuto come buona pratica in questo senso.

Ora dopo aver letto -con questa idea particolare in testa- i dieci punti irrinunciabili proposti dalla rete FOIA4Italy, ho pensato che alcuni possono essere anche di interesse specifico per i dati archeologici conservati negli archivi delle Soprintendenze:

  1. Il diritto di accesso è previsto per chiunque, senza obbligo di motivazione (eliminando le restrizioni previste dalla Legge n. 241/1990 - e, aggiunta mia, di cui nel 2012 scriveva qui in relazione agli archivi delle Soprintendenze @augusto_palombini )
  2. Possono essere oggetto dell’accesso tutti i documenti, gli atti, le informazioni e i dati formati, detenuti o comunque in possesso di un soggetto pubblico - questo credo sia di nostro enorme interesse, perché di fatto limiterebbe la discrezionalità della PA, nel nostro caso delle Soprintendenze, nella richiesta di accesso ai dati
  3. L’accesso a documenti informatici è gratuito (non sono dovuti nemmeno costi di riproduzione)
  4. Quando un’informazione è stata oggetto di almeno tre distinte richieste di accesso, l’amministrazione deve pubblicare l’informazione nella sezione “Amministrazione Trasparente”

Quindi ipotizzavo potremmo noi come comunità ArcheoFOSS: aderire a questa rete; lanciare “da questa posizione” una petizione al ministro Franceschini in cui chiediamo che si preveda: (1) un obbligo di pubblicazione (almeno) delle relazioni finali di indagini legate ad archeologia preventiva o a attività di ricerca tout court, (2) prevedendo nei siti istituzionali una sezione dedicata o (3) per evitare ulteriori oneri a carico della PA prevedendo l’obbligo di pubblicazione su Fasti Online (come già per esempio prevedono le linee guida della Toscana) ??

D’altra parte, e come ben sapete, qualche timido tentativo di una politica di accesso aperto da parte della Direzione Generali Antichità c’è stato.
Per quanto riguarda le risorse da destinare al mantenimento di questo archivio digitale, questo sarebbe un secondo punto: mi chiedevo se avesse senso provare a collegarlo (non appena e se mai verranno pubblicate le bozze del nuovo Codice degli Appalti) a quanto leggevo ieri nell’articolo su Edilportale (e che vi ho linkato in altro thread) relativamente al nuovo Codice Appalti, ovvero:

“Le Amministrazioni pubbliche destineranno il 2% degli importi a base di gara tra le altre cose al miglioramento delle banche di dati”

avrebbe senso provare a vincolare una parte di quel 2% al mantenimento di archivi digitali delle Soprintendenze, nel caso di opere pubbliche che richiedano indagini di archeologia preventiva?

Chiaramente bisognerebbe avere un parere anche da parte della redazione di Fasti Online perché senza di loro non avrebbe senso lanciare una petizione di questo tipo.

Ora lascio spazio alle vostre risposte perché ho già scritto troppo e non sono nemmeno sicura che abbia un senso chiaro, però credo sia opportuno provare ad amplificare le istanze che portiamo avanti come gruppo informale unendoci ad altre realtà con interessi in parte convergenti. Non so se avete mai visto il film Pride, qualcosa del genere :wink:

steko
2016-02-12T20:24:39.787Z

Io sono d’accordo con la proposta descritta da Paola, e segnalo due interventi in tema, entrambi sulla stessa lunghezza d’onda:

Mettendo a sistema questi cambiamenti che sono in avanzata fase di elaborazione, si nota abbastanza chiaramente un indebolimento del software libero nella PA (che, faccio notare a chi non se ne fosse accorto, non era propriamente decollato con l’introduzione commi 2, 2-bis e 4 nell’art. 68). In parallelo viene quindi derubricata l’interoperabilità tramite i dati aperti, e la riduzione di applicabilità del FOIA ne sminuisce di molto la portata.

Lancio solo un accenno, riprendendo il rimando ai lavori di @agupal in merito all’accesso agli archivi, visto che ancora pochi giorni fa mi è capitato di incappare in una polemica riguardante il diniego di accesso ad archivi e depositi, con una disparità di condizioni impressionante da una regione all’altra (e, mi sento di aggiungere, anche da un richiedente all’altro). Poiché questo genere di rimostranze normalmente muove dal versante accademico verso quello ministeriale, è possibile che ci sia interesse anche da parte delle consulte universitarie in questo senso?

PaolaLilianaB
2016-03-05T18:51:42.192Z